ADAGIO SENTIMENTALE
Una lagrima sulla tomba dell’immortale Rossini
Troppo a lungo trascurati dalla versione ufficiale della storia della musica (e presi in considerazione solo da musicologi e da strumentisti desiderosi di allargare il repertorio del proprio strumento al di
fuori delle rotte conosciute), gli autori che in Italia si sono dedicati al genere strumentale durante l’epoca romantica stanno rivelando grandi sorprese e piccoli gioielli meritevoli di essere riportati alla luce, eseguiti ed apprezzati senza pregiudizi. Come il milanese Ernesto Cavallini (1807-1874), clarinettista alla Scala e all’Opera di San Pietroburgo (è proprio pensando a lui che Verdi scrisse il celebre assolo della Forza del Destino), insegnante del suo strumento a Milano e in Russia e ricordato con l‘appellativo di “Paganini del clarinetto”. È il melodramma, innanzitutto, ad essere cuore della vita e della produzione musicale di Cavallini, che non è solo apprezzassimo esecutore in orchestra, ma che da concertista utilizza come cavallo di Troia proprio i temi delle arie e dei cori delle opere, popolari (Sonnambula o Forza del destino, Don Pasquale o Linda di Chamounix, Norma o Faust) o meno famose (L’africana o Roberto il diavolo), da cui trae Fantasie e Variazioni.