MOTECTA
Questa raccolta di mottetti nasce dall’esigenza pratica di venire incontro alle richieste di quelle corali liturgiche di recente o antica fondazione che, dovendo fare i conti con un numero ristretto di elementi, si trovano costrette a limitare o reimpostare il proprio organico e conseguentemente il proprio repertorio. Il fenomeno, che non stiamo qui ad indagare, diffuso soprattutto nelle città e non solo in Italia, costringe inevitabilmente molte corali a rinunciare ad una serie considerevole di composizioni concepite nella grande maggioranza per organici a quattro o più voci miste. Se si escludono le raccolte per voce sola, due-tre voci e basso continuo del primo e secondo Seicento, spesso proibitive per motivi tecnico-interpretativi, e alcune opere di autori ceciliani, scarse e non sempre reperibili, restano le composizioni liturgiche destinate a formazioni ridotte, dove povertà armonica e contrappuntistica non hanno forse certo stimolato più di tanto la fantasia dei compositori. Tuttavia questi presunti limiti musicali possono rivelarsi al contrario, ai fini estetici, elementi favorevoli per una maggiore chiarezza formale e melodica, esaltando l’impianto fraseologico, l’intelligibilità testuale e lo stesso accompagnamento organistico, il più delle volte relegato a mero sostegno armonico.
Proprio alla luce di tali premesse nascono questi brevi mottetti a due-tre-quattro voci miste (Mzs, C/T, Bar) e organo (eccezion fatta per i due mottetti con ottoni), utilizzabili nelle principali solennità e periodi dell’anno durante la celebrazione eucaristica (ingresso, offertorio, comunione, finale) o in altri contesti liturgici. Concepiti per una piccola Schola o voci soliste, possono, all’occorrenza, essere eseguiti in alternanza con canti assembleari tratti dal Repertorio Nazionale o dai vari Repertori locali (vedi ad esempio, con le debite trasposizioni, come qui suggerito al termine di ogni mottetto, dal sussidio Amen, Alleluia: Comunità in Preghiera, Torino, ELLEDICI 1999) oppure con interventi salmodici solistici. I testi, in latino, sono stati scelti tra i formulari liturgici e i componimenti biblici e poetici più noti della tradizione cattolica secondo la lezione del Graduale romanum, Liber hymnarius, Antiphonale monasticum, Parrocchiano cantore. Il linguaggio musicale, volutamente semplice e di stampo classico, pensato per cantori non professionisti, si basa principalmente sulla modalità, sforando a volte nell’ambito tonale e, solo raramente, nell’armonia dissonante. Le linee melodiche, per la maggior parte tratte dal repertorio gregoriano, sono state elaborate e sviluppate nelle forme dell’organum, discanto, imitazione, corale, etc. sfruttando le diverse tecniche della composizione tradizionale. Per una maggior completezza formale si è pensato di fornire anche un essenziale accompagnamento organistico, in cui, a momenti di puro sostegno armonico, si alternano passaggi più ornati, in alcuni casi, a piacere, affidabili a strumenti a fiato o ad arco.
Nella speranza di poter offrire un contributo musicale in grado di elevare la mente e lo spirito di esecutori ed ascoltatori nella lode della divina liturgia, consegno questa piccola fatica, a quarant’anni dalla promulgazione del documento conciliare Musicam Sacram, a tutti i cantori di Scholae Cantorum che, senza pretese artistiche, ma con passione e sacrificio, offrono il loro prezioso servizio ecclesiale per la ‘gloria di Dio e l’edificazione dei fedeli’.