STORIA DEGLI STRUMENTI MUSICALI ELETTRONICI
Quando iniziai a maturare l’idea di raccogliere tutti i miei articoli sugli strumenti musicali
elettronici per farne un libro ero il redattore responsabile di Organologia della rivista
Musicaround.net. Ma perché un nuovo libro sull’argomento? In effetti la letteratura a
riguardo, se si escludono le notevolissime fonti telematiche, ben poco si è occupata di questi
strumenti molto recenti. La maggior parte delle mie ricerche si sono svolte infatti sui
cataloghi commerciali e sullo studio delle testimonianze dirette di chi ha posseduto e
suonato uno strumento elettronico. In Italia abbiamo buoni intenditori e grandi esperti, cito
Alvise Vidolin per tutti, ma l’essere un Paese relativamente piccolo, ai margini della musica
internazionale, ci ha portato a trascurare una parte della storia organologica di notevole
interesse, come invece non è stato fatto nel mondo anglosassone. Se i libri sugli Stradivari
non sono quindi una novità, lo sono invece quelli che citano i costruttori di Organi
elettromagnetici di Castelfidardo o addirittura Airoldi (uno dei primi inventori della chitarra
elettrica). Ma la storia della musica elettronica è stata fatta anche da altri strumenti,
soprattutto americani, russi, giapponesi e così via. Ed è stato così che ho iniziato ad
esaminare passo dopo passo, i momenti più significativi di questa storia a livello mondiale.
Chiaramente ho dovuto fare una scelta precisa di ambito ed ecco perché non ho parlato di
Computer Music o di musica elettronica intesa come registrazione e riproduzione. Ho voluto
fermare l’attenzione sugli attrezzi del mestiere, sulle valvole, sui moduli che ragazzi come
erano all’epoca i Pink Floyd si divertivano a connettere per tirarne fuori delle sonorità nuove,
inusuali, sui suoni che hanno cambiato la musica e la cultura, scegliendone gli strumenti più
rappresentativi. Tutto questo cercando di mantenere sempre un linguaggio chiaro, adatto
anche a chi per la prima volta sente parlare di oscillatori o di frequenze, stuzzicando la
curiosità di chi pensava che le “tastiere” fossero gli unici strumenti elettronici e che fossero
tutte uguali e dando un quadro unitario e degli spunti di riflessione agli interessati più esperti.
E così è nata questa pubblicazione.